Torna in sala il vincitore del premio per il Miglior Film al Middle East Now. La storia di una lacerazione forzata da una “barriera di separazione” ideologica e fisica.
In Cisgiordania, nelle zone dove scorre la barriera di separazione (così la chiamano gli israeliani) eretta a partire dal 2002, capita che due case distanti appena 200 metri siano in realtà separate in maniera insanabile. Solo una luce può unirle: non l’amore reciproco delle persone che le abitano, né tantomeno la politica, che da decenni non riesce a risolvere un problema che affligge un popolo e crea uno stato di guerra permanente.
Ameen Nayfeh, regista palestinese al suo primo lungometraggio, ha racchiuso la realtà di uno dei luoghi simbolo della conflittualità contemporanea nello spazio minimale occupato da una famiglia palestinese – padre e nonna da questa parte del muro, madre e figli dall’altra, nel territorio d’Israele: paradosso di due nazioni che condividono lo stesso territorio, divise però da rapporti di forza sbilanciati.
«200 metri è la mia storia. È la storia di migliaia di palestinesi […] Le immagini del muro, dei posti di blocco e dei soldati sono, probabilmente, la prima cosa che viene in mente quando si pensa alla Palestina. Nonostante queste immagini siano presenti anche in questo film, il suo tema centrale sono le conseguenze su noi esseri umani di una separazione del genere, al fine di fare luce sulle barriere e sui muri invisibili che si creano a seguito delle barriere fisiche.»
Ameen Nayfeh
REGIA: Ameen Nayfeh
PAESE: Palestina/Giordania/Qatar/Italia/Svezia
ANNO: 2020
DURATA: 86 min
INGRESSO: 6€ intero/ 5€ ridotto
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