“Si sente quando nei libri o nei film c’è una verità”. La nuova retrospettiva del lunedì sera, al Cinema La Compagnia, è dedicata a Chantal Akerman.
Dal 20 gennaio 2025 riprendiamo il percorso iniziato lo scorso novembre all’interno del 45° Festival di Cinema e Donne alla (ri)scoperta della filmografia di una delle più importanti e influenti registe europee del secondo dopoguerra. Figlia di ebrei polacchi (deportati ad Auschwitz), belga d’adozione, ammaliata da “Pierrot le fou” di Jean-Luc Godard e influenzata dal New american cinema, ha girato alcuni tra i più rilevanti film del cinema sperimentale degli anni Settanta. Le sue opere esplorano con profondità temi come il tempo, la memoria, l’intimità e la condizione femminile.
Partiremo dai film che l’hanno fatta rivelare alla critica e al pubblico internazionale come “Je, tu il, elle ” e il tanto discusso “Jeanne Dielman, 23 quai du Commerce, 1080 Bruxelles”, tornato d’attualità nel 2022 per essere stato votato come il miglior film di tutti i tempi secondo la classifica di ‘Sight and Sound’, per arrivare, ad aprile, a “No home movie”, intimo documentario-testamento del 2015 dedicato alla madre.
11 appuntamenti ogni lunedì sera, a partire dal 20 gennaio 2025.
Tutti i film saranno proposti in versione restaurata, in lingua originale sottotitolata in italiano, e presentati con la preziosa collaborazione della Fondazione Chantal Akerman
Ingresso
Singolo film: 6€ intero / 5€ ridotto
Abbonamento 8 spettacoli: 32€ unico
Early bird: fino al 6/1/25 abbonamento in prevendita a 25€
PROGRAMMA
Je, tu, il, elle (1974, 86′ – v.o. sott. italiano)
Diviso in tre parti, il film segue tre momenti della vita di una giovane donna, interpretata dalla stessa Chantal Akerman. La prima parte è incentrata sulla vita privata e domestica, la seconda e la terza ruotano intorno a un incontro, con un uomo prima e con una donna dopo.
L’esordio alla regia di Chantal Akerman è un film di profonda rottura, che anticipa sia nella forma che nella poetica le istanze radicali che caratterizzeranno la migliore produzione cinematografica degli anni Settanta. L’autrice si pone di fronte alla telecamera e si rivendica il ruolo di assoluta centralità all’interno delle riflessioni e delle tematiche che sceglie di trattare.
LUNEDÌ 27/1, ORE 20.30
Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1975, 202’ – v.o. sott. italiano)
Il film segue per tre giorni Jeanne Dielman, di cui conosciamo il nome solamente per il titolo del film. La vita della donna, vedova e con un figlio a carico, è disperata e ripetitiva.
Da molti considerato il capolavoro di Chantal Akerman, il film si caratterizza per il formalismo radicale. La messa in scena non risparmia nulla allo spettatore e porta sullo schermo tutti i dettagli della disperata quotidianità della protagonista. Nessuna soluzione narrativa è utilizzata; il dramma umano è portato alle estreme conseguenze senza mai abbandonare l’approccio realistico e minimale.
LUNEDÌ 3/2, ORE 21.00
News from Home (1977, 85’ – v.o. sott. italiano)
Il documentario è formata da lunghe riprese di varie località di New York, alla quali sono sovrapposte le letture di alcune lettere che la madre inviò a Chantal Akerman durante gli anni Settanta.
L’autrice è in grado di catturare su pellicola l’identità della New York anni Settanta, affascinante e desolante allo stesso tempo. Allo stesso tempo, mettendo le immagini in dialogo con la sua corrispondenza personale, riflette sui rapporti familiari e sull’isolazione metropolitana.
LUNEDÌ 10/2, ORE 20.30
Les rendez-vous d’Anna (1978, 128’- v.o. sott. italiano)
Anne Silver è una regista belga che per promuovere il suo ultimo film è chiamata a viaggiare attraverso l’Europa. Lungo il percorso incontra sconosciuti, amici, ex amanti e familiari; mentre si dirige verso oriente, i luoghi che attraversa si fanno sempre più indistinguibili e spettrali.
Costruito attorno a brevi incontri apparentemente inconseguenti, il film dipinge il ritratto del progressivo distacco dalla realtà della protagonista. L’operazione artistica è fortemente autobiografica e porta sullo schermo con una sincerità disarmante il malessere della stessa autrice.
LUNEDÌ 17/2, ORE 21.00
Toute une nuit (1982, 90’- v.o. sott. italiano)
Il film attraversa una notte che si rivela essere importante per una serie di coppie. Qualcuno si lascia, mentre altri rinsaldano la propria unioni, altri ancora restano insieme nonostante i sentimenti che li univano sembrano essere terminati.
Anche in questo caso siamo davanti a un’opera fortemente sperimentale, soprattutto dal punto di vista della narrazione; il film non sceglie un unico protagonista o un unico intreccio, ma si articola con maestria tra veri volti e varie situazioni. A mantenere tutto legato c’è l’ottima messa in scena di Chantal Akerman, che amanta di ritmo poetico la pellicola.
LUNEDÌ 24/2, ORE 21.00
Letters Home (1986, 104’- v.o. sott. italiano)
Basato sull’opera teatrale di Rose Leiman Goldemberg, il film porta sullo schermo la corrispondenza che ha legato l’autrice e poetessa Sylvia Plath e la madre Aurelia
Con questa opera Chantal Akerman porta sul grande schermo un eccezionale sperimentazione narrativa: non solo assegna i ruoli delle protagoniste a Delphine e Coralie Seyrig, rispettivamente nonna e nipote, ma le fa convivere all’interno della scena, enfatizzando l’attaccamento e la vicinanza che le lettere espongono.
LUNEDÌ 3/3, ORE 21.00
D’Est (1993, 107’- v.o. sott. italiano)
Con questo documentario Chantal Akerman si pone l’obbiettivo di mostrare la vita delle persone comuni durante i tempi instabili immediatamente successivi al collasso dell’Unione Sovietica.
Girato interamente in 16 mm, il film si muove tra Germania, Polonia e Russia. Rinuncia al commento e ai dialoghi per dedicarsi unicamente all’osservazione, con l’obbiettivo di rendere un ritratto autentico della vita durante un periodo di enorme cambiamento.
LUNEDÌ 10/3, ORE 21.00
Portrait d’une jeune fille de la fin des années 60 à Bruxelles (1994, 60’- v.o. sott. italiano)
Siamo nella Bruxelles dell’aprile del 1968 e la quindicenne Michèle decide di non recarsi a scuola. Va invece al cinema, dove incontra Paul, un giovane francese renitente alla leva. I due vagano insieme per la città e il loro rapporto si fa più intimo in brevissimo tempo, ma i sentimenti di Michèle sono confusi.
Realizzata in origine per la televisione, l’opera si fa notare per la particolare operazione stilistica: pur essendo ambientato negli anni Sessanta, gli ambienti in cui si muovono i protagonisti sono quelli della contemporaneità (gli anni Novanta). Con questa particolare struttura estetica, Akerman mette a confronto il passato con il presente, aprendo un dialogo tra due generazioni e due modi di fare cinema distanti nel tempo.
LUNEDÌ 17/3, ORE 21.00
La captive (2000, 118’- v.o. sott. italiano)
Il film racconta la vicenda sentimentale di Ariane e Simon. Lei è indipendente e innamorata della libertà; lui è possessivo e geloso, ossessionato dal bisogno di sapere e condividere tutto di lei e con lei.
Ispirata al sesto volume della Recherche di Marcel Proust, è un’opera non di semplice lettura, che accosta un’estetica erotica, a tratti anche morbosa, a una messinscena statica e inmgombrante, che ha il chiaro obbiettivo di riportare al centro dell’operazione le riflessioni di Proust sul tema del possesso e del sentimento.
LUNEDÌ 31/3, ORE 20.30
Le folie Almayer (2009, 127’- v.o. sott. italiano)
Lungo le rive di un ampio fiume senza nome del Sudest asiatico è situato un angusto villaggio. Vive qui un uomo di origine europea che, per amore della figlia, si rifiuta di rinunciare ai suoi sogni.
l’opera è tratta dall’romanzo di Joseph Conrad che Chantal Akerman rilegge attraverso lo stile e la forma della sua idea di cinema libero e sperimentale. Il risultato è affascinante ed efficace nel mettere in mostra le complessità e le contradizioni intrinseche alla vicenda e ai personaggi
LUNEDÌ 7/4, ORE 21.00
No home Movie (2015, 115’- v.o. sott. italiano)
L’ultimo film di Chantal Akerman porta la regista a confrontarsi direttamente con la madre Natalia. Il documentario si concentra infatti sulla genitrice, sulla sua storia e sul suo rapporto con il presente.
Costruito intorno alle conversazioni avvenute via Zoom tra lei e la madre, Akerman costruisce un film dalla grammatica essenziale. Si tratta di un opera che nasce dall’esigenza dell’autrice di esorcizzare la scomparsa della madre, figura per lei centrale e a tratti anche ingombrante.