Un evento speciale ad Apriti Cinema per omaggiare uno degli artisti più rappresentativi dell’Arte povera in Italia.
Giuseppe Penone nasce a Garessio in provincia di Cuneo nel 1947. Vive ed opera a Torino, risiedendo periodicamente a Parigi dove insegna all’École des Beaux-Arts.
L’opera di Penone ha varcato le porte dei più prestigiosi musei del mondo tra cui il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, la Tate Gallery di Londra, la Kunstalle di Basilea, lo Stadelijk Museum d’Amsterdam. Dopo la mostra di Napoli seguiranno, a fine Gennaio, la personale al Drawing Center di New York, e ad Aprile la grande mostra antologica al Centre Georges Pompidou di Parigi.
Sin dal suo esordio artistico (la sua prima mostra personale risale al 1968 presso il Deposito d’Arte Presente di Torino) Giuseppe Penone fonda la sua ricerca attorno al rapporto uomo-natura. La sua Arte non è pura presenza, l’oggetto non si pone inerme davanti all’osservatore, ma si arricchisce del soffio vitale che lo ha percorso, del fuoco che lo ha modellato, della mano che lo ha tracciato.
Sua è anche la scultura “Abete” realizzata per le celebrazioni dantesche e installata in Piazza della Signoria come parte della mostra “Alberi In-Versi”, ospitata dalle Gallerie degli Uffizi dal 1 giugno al 12 settembre.
D’ora in poi non devi più prenotare il tuo posto in arena!
L’accesso è ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.
A chi si fosse prenotato online precedentemente ricordiamo che il posto assegnato è comunque garantito.
GIOVEDì 05 AGOSTO ● ore 21.30
LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI
di Ilaria Freccia, Italia, 2020, 83’, v.o. sott. ita
Alla presenza della regista e del critico e curatore d’arte Ludovico Pratesi.
Il documentario ricostruisce il periodo, tra la metà degli anni ’60 e il 1980, in cui l’arte in Italia conobbe un momento di gloria sulla scena internazionale. Le opere escono dalla cornice per invadere il mondo, entrare nelle strade e nelle piazze, nei garage e nei parcheggi sotterranei, in un incredibile intreccio con la realtà quotidiana dell’epoca. I galleristi e i critici italiani aprono le porte agli artisti internazionali più estremi, come Joseph Beuys, Herman Nitsch o Marina Abramovic, che trovano nel nostro paese occasioni di sperimentare con grande libertà linguaggi visionari e provocatori.