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Intervista a Karen Shakhnazarov, ospite a Firenze del Nice Festival

Il regista russo Karen Shakhnazarov in occasione delle Russian Summer Nights in programma fino al 4 agosto ad Apriti Cinema, l’arena cinematografica estiva nello storico piazzale degli Uffizi di Firenze, ha presentato, il 31 luglio, Anna Karenina. La storia di Vronskij. Venerdì 2 agosto sarà la volta de I Veleni o la Storia universale di avvelenamenti.

E proprio il film d’apertura delle Russian Summer Nights, Anna Karenina. La storia di Vronskij, di Кaren Shakhnazarov, ispirato al capolavoro di Lev Tolstoj, proiettato in apertura il 31 luglio sera, alla presenza del direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, ha una connessione con il luogo nel quale è stato proiettato.

“Il mio cinema si ispira all’arte e vuole essere universale, come le opere d’arte di Leonardo e Michelangelo” – afferma Karen Shakhnazarov in un locale in centro a Firenze, dove lo abbiamo raggiunto mentre sorseggia il suo cappuccino, bevanda che in Italia predilige. “Il mio film parla di un tema universale, i rapporti tra uomini e donne, ispirandosi al celebre capolavoro”.

D. Nella storia del cinema ci sono già state altre trasposizioni cinematografiche del romanzo di Tolstoj, per quale motivo di è avvicinato a questo testo per il suo film?

“Ho fatto una versione in qualche modo nuova, che va ad indagare sul punto di vista dell’amante di Anna, come è indicato dal titolo, che fa riferimento alla storia di Vronskij. Quello che mi interessava rappresentare era che cosa sarebbe successo a Vronskij, dopo la morte della sua amata, Anna Karenina. Abbiamo fatto anche una serie tv sullo stesso tema, si tratta di 8 puntate andate in onda sul principale canale televisivo russo. Ma il canale televisivo che ha prodotto la serie non era convinto del finale, per cui esistono due versioni, con qualche variazione: una per il piccolo schermo e una per il cinema”.

D. Ispirandosi a Cecov ha realizzato il film “Il reparto n.6”: ha mai pensato di girare un film prendendo spunto da altre letterature, diverse da quella russa?

“Il mio film “I Veleni o la Storia universale di avvelenamenti”, che sarà proiettato qui a Firenze il venerdì 2 agosto, è ambientato ai giorni nostri, ma in realtà prende spunto da un libro di Alexandre Dumas padre, I Borgia. Il film è giocato in chiave ironica, ma l’ispirazione arriva da un’opera letteraria francese del 1837. Tra l’altro vi segnalo una particolarità: il film è in parte ambientato a Roma, ma le scene italiane sono state realizzate in Crimea, che ha un paesaggio in alcuni tratti simile a quello italiano e dove per noi era più semplice girare”.

D. E i suoi rapporti con il cinema italiano?

“Penso che il cinema italiano degli anni ’50 e ’60 abbia lasciato un segno indelebile nella storia del cinema, grazie ad autori come Visconti, Antonioni, Pasolini. Ma più di ogni altro ho ammirato – e ammiro – Federico Fellini: la sua lezione, ancora oggi, rimane insuperata. Ho avuto l’onore di incontrare Fellilni nel 1987, nel corso del festival del cinema russo a Mosca: lui presentava “L’intervista” e io “Il Corriere”, in quella edizione era presidente della giuria Robert De Niro, che apprezzò molto il mio film. Ma la mia più grande soddisfazione fu quella di poter stare a fianco di Federico Fellini”.

D. Ha mai pensato di girare in Italia?

“Il film “Reparto 6”, inizialmente, avrebbe dovuto essere interpretato da Marcello Mastroianni, che aveva apprezzato molto la sceneggiatura, scritta da una nota sceneggiatrice italiana, Suso Cecchi d’Amico. Purtroppo, il fatto che il romanzo di Cecov fosse ambientato nella contemporaneità, non piacque alla produzione e il progetto non andò in porto, ma io e Marcello rimanemmo amici, e questo legame con l’Italia è rimasto vivo nel tempo”.

 

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