Festival dei Popoli
Oyster Factory
di Kazuhiro Soda, USA, Giappone, 2015, 145’
Il film racconta il mondo ricco e complesso dei piccoli allevamenti di ostriche e dei pescatori e lavoratori alle loro dipendenze, seguendo da vicino queste vite apparentemente monotone che stanno subendo graduali ma ineluttabili cambiamenti a causa dello spopolamento locale e della globalizzazione.
Festival dei Popoli
Postcards From the Verge
di Sebastian Mez, Germania, 2017, 72’
“Nell’autunno del 2014 sono andato per la prima volta in Israele. Ero stato invitato a tenere un workshop di
cinema e la mia permanenza doveva durare quattro giorni. Alla fine sono rimasto per sei settimane. Il film fornisce una visione cinematografica frammentaria dei miei viaggi in Medio Oriente, che si situa fra le righe, i confini e le demolizioni degli spazi geografici, le persone che ci vivono”. (Sebastian Mez)
Festival dei Popoli
Cerimonia di premiazione del 58° Festival dei Popoli
di Agnés Varda, Francia, 2017, 89’
Festival dei Popoli
Visages, Villages
di Agnés Varda, Francia, 2017, 89’
Agnés Varda ha iniziato come fotografa di scena ma è cinema mescolato alla vita, cinema allo stato puro; JR
è un artista che usa la fotografia per mettere in scena il cinema della vita. Tra i due ci sono 55 anni di differen-
za ma quando s’incontrano nel 2015 nasce un sodalizio artistico e intimo che travolge ogni categoria e
distinzione. Un viaggio commovente ed energico tra le pieghe di una Francia trasformata dal tempo.
Festival dei Popoli - I film premiati
Aperti al pubblico
di Silvia Bellotti (Italia 2017 - 60’)
Festival dei Popoli - I film premiati
La convocazione
di Enrico Maisto (Italia 2017 - 57’)
Festival dei Popoli - I film premiati
Duel
di Alejandro Alonso Estrella (Cuba 2017 – 12’)
Festival dei Popoli - I film premiati
On the Edge of Life
di Yaser Kassab (Siria 2017 - 45')
Festival dei Popoli - I film premiati
Also Know as Jihadi
di Eric Baudelaire (Francia, 2017 - 102')
Festival dei Popoli - Closing Film
This is everything: Gigi gorgeous
di Barbara Kopple (USA, 2017- 91’)
In collaborazione con Gucci.
This is Everything: Gigi Gorgeous racconta la carriera di Gigi Lazzarato, giovane donna coraggiosa la cui vita
è cominciata con il nome di Gregory Lazzarato, che postava video di moda e di bellezza su YouTube e, in
seguito, ha rivelato al suo pubblico di milioni di seguaci di essere transgender. Il film offre uno scorcio rivelatore e sincero su una vita che non ha mai rinunciato alla felicità, puntando il riflettore su una famiglia che ha amato in modo incrollabile e incondizionato il proprio figlio.
Florence as you have never seen it before
Destination Florence
25 min lenght, italian with english subtitles / multilingual audioguide in French, Spanish or Japanese
A short movie with an unconventional point of view of one of the most appreciated and visited cities in the world. A night tour with no crowd and spectacular images.
Close encounters with the beauty of this enchanting city. A first exciting approach to the Masterpieces of the Renaissance, and an ideal way to start your tour in Florence.
Omaggio a Jean Rouch
Chronique d’un été (Cronaca di un’estate)
di Jean Rouch, Francia, 1960, 90′
Nel 1960, Jean Rouch e Edgar Morin tentano un esperimento cinematografico. Un tentativo di « cinema-verità » vissuto sia dagli attori, sia dagli stessi registi – uomini e donne di diverse età – mirato a contenere i fondamenti della felicità: l’inestricabile tensione fra la poesia e la trivialità delle nostre vite… Durante l’estate 1960, Jean Rouch e Edgar Morin hanno indagato sulla vita quotidiana dei Parigini. “Sei felice ? Come vivi ?”, questa è la domanda che rivolgono ai giovani incontrati per strada per tentare di capire qual è la loro concezione della felicità. I vari protagonisti, dall’operaio allo studente o alla coppia di impiegati, si rivelano tramite i loro discorsi, senza preoccuparsi della cinepresa. Questo film, privo di sceneggiatura e di attori professionisti, tenta di delineare i limiti della verità cinematografica.
Premio della Critica Internazionale (FIPRESCI) – Cannes 1961
5€ intero / 4€ ridotto
ingresso libero per i possessori della tessera Institut français Firenze
Omaggio a Jean Rouch
Moi un Noir (Io, un Nero)
di Jean Rouch, Francia, 1957, 73′
Alcuni giovani Nigerini che hanno lasciato il centro del paese per andare a trovare lavoro in Costa d’Avorio approdano nel popolare quartiere di Treichville, ad Abidjan e si trovano spaesati nella civiltà moderna. Il protagonista che si fa chiamare Edward J. Robinson in onore dell’attore statunitense, racconta la propria storia. Nello stesso modo, i suoi amici hanno scelto dei pseudonimi destinati a forgiare simbolicamente una personalità ideale. Premio Louis Delluc 1959.
5€ intero / 4€ ridotto
ingresso libero per i possessori della tessera Institut français Firenze
France Odeon 2017
Inaugurazione
L’ambasciatrice di France Odeon Matilde Gioli apre la 9aedizione. Consegna del premio L’essenza del talento a Louis Garrel e Sveva Alviti.
France Odeon 2017
Le Redoutable
di Michel Hazanavicius con Louis Garrel, Stacy Martin e Bérénice Bejo (102 min, v.o. sott. ita.) CINEMA SRL
Ci sono persone, periodi, miti che sembrano “intoccabili”. Della categoria “intoccabili” ha fatto parte da sempre Jean-Luc Godard, il regista “rivoluzionario”della mitica Nouvelle Vague assunto a ”guru” del moderno cinema di ricerca. Solo uno del clan poteva osare tanto. Il fatto poi che il film sia stato selezionato per Cannes 2017 ha fatto crescere la tensione. In realtà Hazanavicius. non intendeva affatto “fare un film su Godard regista”, mirava solo a rievocare un breve periodo della vita privata dell’autore di Pierrot le fou: il biennio 1967-68, allorquando, separatosi dall’affascinante-fragile Anna Karina, sua musa nei primi favolosi anni sessanta, Jean-Luc si innamorò di Anne Wiazemsky, la nipote dell’aulico scrittore gaullista François Mauriac. Sull’esperienza di quei due anni con il guru JLG, Anne W. aveva scritto due libri autobiografici; trovandoli per caso in una stazione parigina, Michel H. li aveva divorati e si era convinto che da quella originalissima storia d’amore alla vigilia del sessantotto si poteva ricavare un bel film. Sul momento scelse un titolo non proprio felice: Le Redoutable, “Il terribile”; quel titolo non riguardava il protagonista JLG, come pensò qualcuno e se ne preoccupò, alludeva solo al nome del primo celebre sottomarino nucleare francese varato proprio in quel 1967; la curiosa battuta coniata in quell’occasione («così va la vita a bordo del Redoutable») divenne un’espressione corrente all’epoca, come a punteggiare comicamente la vicenda, il regista la introduce a volte nel film come un leit-motiv.
France Odeon 2017
Ce qui nous lie
di Cédric Klapisch con Pio Marmaï e Ana Girardot (113 min, v.o. sott. ita) OFFICINE UBU
Autore del noto "L’appartamento spagnolo", film di culto della generazione Erasmus, Cédric Klapisch, riesce sempre a raccontare con la lievità della commedia storie attuali che interessano il pubblico e sono apprezzate dalla critica. Jean (Pio Marmaï) che dieci anni prima, in disaccordo con il padre, aveva lasciato l’azienda vinicola di famiglia per trasferirsi in Australia, ritorna nella terra della sua infanzia, la Borgogna. Ritrovare sua sorella Juliette (Ana Girardot) e suo fratello Jérémie (François Civil), alla vigilia della morte dell’anziano genitore riapre antiche ferite. Mentre la vendemmia è in corso, bisognerà ora risolvere anche le questioni relative all’eredità che porteranno alla divisione dell’azienda e a una fatale frammentazione delle vigne.
France Odeon 2017
L’amant d’un jour
di Philippe Garrel con Eric Caravaca e Esther Garrel (76 min, v.o. sott. it. e ing.)
Sembra di assistere sempre allo stesso film, ma non è così: la grandezza e la forza del cinema di Garrel sta proprio in questo inganno, inganno di cui sono vittime gli spettatori “d’un jours”. Perché Garrel va visto nello scorrere progressivo, film dopo film, della sua opera complessiva. In continuità con la poetica della Nouvelle Vague il regista non cambia soggetto, non cambia personaggi, non cambia estetica ma fa evolvere, avanza costante in una piena e assoluta coerenza artistica come un pittore fa quadri simili ma tutti diversi. Una notte, un padre trova sotto casa la figlia in lacrime: è stata lasciata dal suo compagno. Trattandosi di un padre premuroso che conosce l’amore, la passione e suoi tormenti l’accoglie a braccia aperte, ma le comunica che c’è una donna non solo nell’appartamento ma anche nel suo letto. È una delle sue studentesse , vivono insieme da tre mesi e ha la stessa età di sua figlia…
France Odeon 2017
La Melodie
di Rachid Hami con Kad Merad e Samir Guesmi (102 min. v.o. sott. it.) OFFICINE UBU
Non sorprende che Rachid Hami, il regista de La mélodie, sia stato tra i primi attori di "Abdellatif Kechiche", l’autore di "L’esquive" che meglio di tutti sa far recitare i giovani non professionisti. La qualità principale del film di Hami, presentato alla 74° Mostra di Venezia, non è infatti l’originalità della storia, che ribadisce, come è già stato fatto tante volte nel cinema, la forza taumaturgica della musica, è piuttosto la capacità di condurre la recitazione del gruppo di adolescenti che interpretano loro stessi nella classe di una scuola di periferia. E anche Kad Merad, considerato una star del cinema francese, nella sua interpretazione del violinista datosi all’insegnamento è misurato come non lo è mai stato. È proprio il rapporto, prima conflittuale e poi di fiducia , che si crea tra lui e il gruppo attraverso la mélodie del violino a ricordare la "Classe di Cantet" e "Le concert di Mihaileanu" che rende il film apprezzabile e divertente: garbo e intelligenza di una commedia realizzata per far trascorrere cento minuti di piacevolezza.
France Odeon 2017
Diane a les épaules
di Fabien Gorgeart con Clotilde Hesme e Fabrizio Rongione (87 min. v.o. sott. it.e ing.)
L’ opera prima di Fabien Gorgeart rientra nella linea dei suoi corti dedicati a quegli aspetti psicologici e sociali legati alle nuove forme parentali. Se in Le Sens de l’orientation (2012) Gorgeart si è occupato di sterilità maschile e in Un chien de ma chienne (2012) dell’esperienza di una donna che vive una faticosa e interminabile gravidanza in Diane a les épaules s’interessa a un tema considerato controverso soprattutto nel nostro Paese: la maternità surrogata. Senza esitazione Diane accetta di concepire il figlio di Thomas e Jacques, i suoi migliori amici. In questa circostanza, non sempre facile da,la donna s’innamora di Fabrizio e portare a termine il percorso avviato diventa ancora più problematico. Al di là delle riflessioni etiche che il film suscita rispetto al tema dell’utero “in affitto”, tema trattato qui senza retorica e attraverso uno sguardo laico, si deve dare atto ancora una volta al cinema francese, ai suoi autori, ai suoi produttori di saper seguire e raccontare tempestivamente i cambiamenti di una società sempre più complessa e difficile da rappresentare . Ma in particolare ciò che consente di rappresentarla così bene coinvolgendo anche quella parte del pubblico meno attenta è il patrimonio di eccellenti attori: in questo caso una sublime Clotilde Hesmeche incarna la libertà e la mancanza di pregiudizi di Diane e il sempre perfetto Fabrizio Rongione attore di culto dei fratelli Dardenne.
France Odeon 2017
DJ NOISE @ LA COMPAGNIA
Urban, Hip Hop, R&B e tanto altro
Ingresso libero con un biglietto di una proiezione del festival
France Odeon 2017
L’arte della fuga
di Brice Cauvin con Agnès Jaoui e Laurent Lafitte (100 min, v.doppiata in italiano.) KITCHEN FILM
Fuori concorso premio al miglior doppiaggio a Emanuela Piovano
Antoine vive con Adar, ma sogna di stare con Alexis… Louis è innamorato di Matilde ma sta per sposarsi con Julie…. Gérard, che ama solo Hélène, cadrà fra le braccia di Ariel? Tre fratelli in piena confusione… Come ritrovare la giusta strada o…. sfuggire alle responsabilità? Una “serenata a tre” che orchestra le vite di tre fratelli e di tutti i bizzarri personaggi che li circondano, un film brillante e singolare, una commedia sulla vita quotidiana, sulla versatilità del desiderio, sulla fragilità dei legami amorosi e del tempo che passa. La spontaneità, la poesia e la leggerezza che caratterizzano la regia della seconda opera di Brice Cauvin ricordano per molti versi quella di Jacques Demy, mentre i divertenti dialoghi, a volte cinici, tra i vari personaggi ci fanno quasi pensare al primo Woody Allen.
France Odeon 2017
Aurore
di Blandine Lenoir con Agnès Jaoui e Thibault de Montalembert (89 min. v.o. sott. it.) BIM DISTRIBUZIONE
Sulla soglia dei cinquanta, ad Aurore le cose non potrebbero andare peggio: è stata lasciata dal marito, non ha più un lavoro, sua figlia è rimasta incinta e lei sta per diventare nonna. Tutto le sembra rivoltarsi contro, finché casualmente non rincontra il suo primo amore. Potrebbe così sperare in una ripartenza, ma Aurore non vuole ingannarsi ancora, avere altre delusioni…
Nella linea di quelle commedie intelligenti che al divertimento uniscono le emozioni punteggiando la narrazione con acuti spunti di riflessione sull’esistenza, Blandine Lenoir per il ruolo di Aurore non avrebbe potuto fare scelta migliore di Agnés Jaoui, la memorabile interprete di Les gouts des autres.
L’essere sottoposta alle vessazioni delle “cinquanta primavere”, come recita il titolo italiano del film, ma avere contemporaneamente la capacità e la forza di sfuggire al richiamo molesto della malinconia sono solo alcune delle sottili sfumature del personaggio che poche altre attrici in Europa hanno le corde per poter interpretare. Una scena tra tutte: Aurore silenziosa che balla da sola e ricorda di quando le figlie erano piccole e la seguivano al ritmo della musica, ammansisce e commuove anche gli animi più ruvidi.
France Odeon 2017
Barbara
di Mathieu Amalric con Jeanne Balibar e Mathieu Amalric (97 min. v.o. sott. it. e ing.)
L’attore Mathieu Amalric, da regista, ci ha abituato a opere e personaggi sempre in bilico tra finzione e realtà, sempre a cavallo tra il teatro e il cinema e anche in Barbara, il suo omaggio incondizionato alla grande chanteuse, ha seguito con coerenza la stessa direzione.
Un’attrice (Jeanne Balibar) torna a Parigi per interpretare il ruolo della cantante di culto Barbara in un film realizzato da un regista infervorato (Mathieu Amalric). Il suo lavoro di immedesimazione è così assoluto che non solo lei, prima, ma anche lo spettatore, dopo, non distingueranno più la differenza tra attrice e cantante.
Un film biografico che non rischia mai di trasformarsi in uno di quei biopic standard su modello americano. La via intrapresa è ben altra, sempre imprevedibile e spiazzante dove lo stile documentaristico, la finzione, il materiale di repertorio e le ricostruzioni, l’interprete e il personaggio, la sceneggiatura e l’improvvisazione convivono e si fondono in qualcosa che sorprende e seduce, richiamando persino in alcuni momenti le atmosfere felliniane di 8 e mezzo.
France Odeon 2017
Lola Pater
di Nadir Moknèche con Fanny Ardant e Tewfik Jallab (95 min. v.o. sott. it. e ing.)
Che cosa accade quando Zino scopre all’improvviso che suo padre non è la persona che credeva? Deve mettersi d’accordo sull’ordine dopo la morte della madre, un’algerina trapiantata a Parigi e abbandonata dal marito quando lui era bambino. Si reca così nel sud della Francia per parlargli, ma qui lo attende una sorpresa che gli sconvolgerà l’esistenza. Condizionato da una visione tradizionale della famiglia, ma allo stesso tempo determinato a conoscere fino in fondo la verità, Zino non accetta ciò che la vita gli ha destinato: quella a cui appartiene è una comunità non pronta ai cambiamenti di costume o meglio alle trasformazioni. Dopo Délice Paloma che nel 2007 fu censurato in Algeria per aver denunciato l’elevato livello di corruzione del Paese, Nadir Moknèche con Lola Pater cambia registro e attraverso un racconto incalzante, realizza un thriller dei sentimenti che disorienta lo spettatore e lo conduce ad un finale inatteso. Il film si rivela delicato ma allo stesso tempo potente per le immagini che ben rappresentano lo smarrimento del protagonista. Una straordinaria interpretazione di Fanny Ardant che Francois Truffaut aveva elevato a simbolo della femminilità e che Moknèche trasforma in tutt’altro… Da non perdere.
France Odeon 2017
Petit Paysan
di Hubert Charuel con Swann Arlaud e Sara Giraudeau (90 min. v.o. sott. it.) NO-MAD
In Francia, assai più che in Italia, esiste una nuova generazione di agricoltori che si sta riavvicinando alla campagna, tale ritorno non sempre poggia però sull’esperienza e la tradizione che ebbero le generazioni precedenti nate e vissute per secoli a contatto e quasi in simbiosi con la terra. Addirittura, come per il protagonista di Petit Paysan, Pierre (Swann Arlaud), si pongono insolubili questioni etiche legate al devastante abuso che la nostra società post-industriale ha compiuto e compie ai danni della natura.
Questo giovane allevatore che ha ripreso l’attività dei genitori dedica ogni minuto dell’esistenza ai suoi animali. E quando apprende che in Francia si sta diffondendo un’epidemia di “mucca pazza” e centinaia di capi saranno abbattuti comincia ad aver paura. Finché strani sintomi si manifestano anche sulle sue bestie, negherà a tutti l’evidenza in particolar modo alla sorella che è veterinaria.
France Odeon 2017
Django
di Etienne Comar con Reda Kateb e Cécile de France (115 min. v.o. sott. it. e ing.) GOOD FILMS
Biopic musicale di uno dei musicisti jazz più apprezzati di sempre, Django racconta un momento particolare della vita di Django Reinhard. Nel 1943, i nazisti che occupano la Francia intensificano le persecuzioni nei confronti del popolo gitano, eppure il successo del chitarrista manouche è tale che gli stessi nazisti gli offrono una tournée in Germania per rallegrare il morale delle truppe in partenza per il fronte. Quale sarà la scelta del jazzista? Sarà in grado di accettare una tournée per un pubblico che odia la sua gente?
Film di apertura del Festival di Berlino, l’opera di Étienne Comar si presenta come un ensemble di più generi che spaziano dal dramma bellico-spionistico al film romantico, il tutto orchestrato da una musica coinvolgente che rende difficile lo stare seduti agli spettatori.
France Odeon
Premiazione
Consegna dei Premi Foglia d’Oro, assegnati dalla giuria composta da Concita De Gregorio, Francesca Archibugi e Valentina Bellè
France Odeon 2017
7 Jour pas plus
di Héctor Cabello Reyes con Benoît Poelvoorde e Alexandra Lamy (91 min. v.o. sott. it. e ing.)
Cosa accomuna una mucca caduta dal cielo, un ferramenta francese, un indiano senza passaporto e una bella normanna che ama i venditori di viti con la mania dell’ordine? La risposta è in 7 jours pas plus, un film che pone la domanda a cui tutti cerchiamo di dare una risposta: è il caso a governare le nostre vite?
Rifacimento del fortunato El Chino, lungometraggio argentino del 2011, il film interpretato da Benoît Poelvoorde è un interessante esempio di remake che la vivace industria francese ha sottratto all’entertainment americano. La versione di Héctor Cabello Reyes mantiene la struttura del film originale, spostando l’azione nel nord della Francia.
Il risultato è un rifacimento ben riuscito, in cui le diversità culturali vengono trattate con il sorriso – e che ha suscitato lo stesso sorriso tra gli spettatori francesi.