Sacrificio, l’ultimo film di Andrej Tarkovskij, uscito in Italia nel 1987, a cinque mesi dalla morte del suo autore, inizia con l’inquadratura dell’Adorazione dei Magi, dipinto di Leonardo del 1481, sullo sfondo del quale scorrono i titoli di testa. La macchina da presa inquadra l’albero leonardesco e, dopo un stacco, campo lungo su un uomo in riva del mare che sta piantando un albero.
L’uomo è Alexander, ex attore, giornalista e scrittore, che vive in una casa isolata con sua moglie e il figlio che non parla. Alexander racconta al figlio la storia di un monaco che annaffia tutti i giorni un ramo secco, finché non riesce a farlo di nuovo germogliare. Un’azione ripetuta con amore, speranza e dedizione: la vita che riemerge, simbolo della spiritualità.
E nel film viene messo in evidenza proprio il contrasto tra un mondo schiavo della materia e la ricerca di un io spirituale e profondo, come indica il messaggio finale di Tarkovskij: «… a mio figlio con speranza e fiducia». E il figlio Andrej Adreevic Tarkovskj ha raccolto il messaggio e il testimone del padre. E proprio a Firenze, dove vive e lavora, porta avanti le attività che mantengono in vita l’opera del padre, grazie all’Istituto Internazionale Andreij Tarkovskj, che ha sede in via San Niccolò.
“Forse mio padre – ha dichiarato alla stampa – mi chiedeva di proseguire quello che lui aveva iniziato. Mi chiedeva di sviluppare il suo pensiero. Insomma di fare quello che in qualche modo adesso sta facendo la Fondazione Tarkovskij». “Mio padre – continua – pensava di costruire una casa qui”, riferendosi alla Toscana.
Il rapporto di Andrej Tarkovskij padre con la Toscana fu di grande fascinazione. L’amore per Leonardo, la sua predilezione per i paesaggi, proprio lui, amante della natura che da giovanissimo aveva lavorato come geologo e che con la terra e il suo mutare era stato a stretto contatto. Sembrava quasi che la campagna toscana fosse per lui evocativa delle terre che aveva lasciato in patria: è qui che decise di girare il film Nostalghia, film premiato a Cannes nel 1983, a Bagno Vignoni e all’abbazia di San Galgano. Luoghi di spiritualità, la stessa che emerge nel film-testamento, Sacrificio. “Se l’umanità non ritrova un senso più profondo per la propria esistenza, è destinata alla fine”, questo il messaggio del film.
Una vita travagliata, quella del regista: le sue scelte lo portarono a vivere da esule, accolto a Firenze nei primi anni ’80, e morire in Francia, nel 1986, a pochi mesi dalla premiazione a Cannes di Sacrificio. Nel 2016, a trent’anni dalla sua scomparsa, si stanno tenendo una serie di eventi, a cura dell’Istituto Internazionale Andrej Tarkovskij, in collaborazione con l’Istituto Francese di Firenze e la Soprintendenza Archivistica della Toscana, che vedono in programma la proiezione di Sacrificio a La Compagnia il 15 dicembre, e un convegno di studi sull’opera del regista che si terrà il prossimo gennaio.