65° FESTIVAL DEI POPOLI
Taming The Garden
di Salomé Jashi, Svizzera, Germania, Georgia, 2021, 92'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
L’ex primo ministro della Georgia ha un hobby singolare: colleziona alberi secolari, alcuni alti come palazzi, portandoli via dalla costa. Con enorme dispendio economico e grande disagio per l’ecosistema, questi maestosi giganti della natura vengono strappati dalle loro terre per essere trapiantati nel giardino privato del politico. Con uno stile cinematografico di grande efficacia, il film segue il surreale sradicamento di alberi antichi dai loro luoghi d’origine e il loro viaggio su una chiatta attraverso il Mar Nero fino alla proprietà privata del possidente, intento a comporre il proprio Eden personale. A ogni rimozione si accendono tensioni tra gli operai e gli abitanti del villaggio, tra chi insegue il miraggio di possibili incentivi finanziari e chi piange con rabbia la perdita di un pezzo importante della memoria collettiva della comunità. Può l’effimera ricchezza di un singolo addomesticare l’eterna bellezza del giardino?
Nell'ambito di "Tour d'Europe" in collaborazione con Swiss Films, Scuola Normale Superiore
65° FESTIVAL DEI POPOLI
How Long Does a Man Live?
di Judit Elek, Ungheria, 1967, 56'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Un film e un doppio ritratto o, meglio, l’incrocio tra due momenti significativi di un anziano operaio in pensione e di un ragazzo che dalla campagna si sposta in città per fare apprendistato in fabbrica. Lo sguardo di Judit Elek accompagna i due personaggi, mostrandoli nei loro gesti, rivelatori di stati d’animo in apparenza contrapposti, in realtà legati tra loro da suggestive similitudini. Come cambia un uomo che si ritira da una vita dedicata al lavoro? Come si trasforma la propria percezione del mondo dopo aver maturato la radicale di allontanarsi dalla famiglia? Che ne è del desiderio, dei pensieri, delle aspirazioni? Il film non si limita ad osservare questi cambiamenti, ma si rivela attraversato da uno sguardo sensibile, poetico, in cui ciò che emerge è la fragilità dell’esistenza, l’incertezza che domina la vita di un essere umano, in qualsiasi momento, a qualsiasi età.
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Pensando ad Anna
di Tomaso Aramini, Italia, 2024, 96'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Un documentario ibrido che ripercorre la storia delle più importanti rivolte carcerarie italiane degli anni ‘70 attraverso la testimonianza del fiorentino Pasquale Abatangelo, tra i fondatori dei NAP (Nuclei Armati Proletari). Intrecciando interviste, ricostruzioni performative, materiale d’archivio e facendo interagire il protagonista con il giornalista Fulvio Bufi e con attori e attrici, il film imbastisce un audace esperimento cinematografico su un momento cruciale della storia del nostro paese. Il protagonista è uno dei tredici detenuti politici di cui le BR chiesero la scarcerazione in cambio del rilascio di Aldo Moro: un uomo di salde convinzioni che non si è mai pentito né dissociato, e il cui unico momento di fragilità è il ricordo della donna amata, compagna di una vita di lotta. Dalle Murate ai carceri di massima sorveglianza di tutta Italia, un film dolorosamente catartico che porta ad interrogarsi sul ruolo della violenza politica nei propositi di cambiamento sociale.
Alla presenza del regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Homegrown
di Michael Premo, USA, 2024, 109'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico serale
Il 6 gennaio 2021 il mondo viene scosso dalle immagini dell’assalto di Capitol Hill - il tentativo insurrezionale portato avanti dai sostenitori di Donald Trump per contestare il risultato delle elezioni presidenziali del novembre precedente. Come si è arrivati a quel momento così drammatico per gli Stati Uniti e per la tenuta della democrazia in Occidente? Quali sono state le conseguenze di quella giornata di violenze? Homegrown è il racconto di un paese sull’orlo di una guerra civile. Il regista Michael Premo, che in precedenza aveva documentato diversi movimenti sociali dell’America contemporanea, a partire da Occupy, segue il percorso di tre attivisti di estrema destra, appartenenti ai Proud Boys, dall’estate del 2020 fino ai mesi successivi alla sconfitta di Trump. Emerge il ritratto inquietante di un paese attraversato da una conflittualità crescente, che fa guardare con grande preoccupazione all’imminente appuntamento elettorale statunitense del novembre 2024.
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Kamay
di Ilyas Yourish, Shahrokh Bikaran, Afghanistan, Belgio, Germania, Francia, 2024, 106'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Una famiglia hazara, etnia fortemente perseguita in Afghanistan, chiede giustizia per la morte sospetta di una delle figlie. Sin dalle premesse la storia eccede la sua singolarità e acquista un significato di vasta portata. Come sostiene la filosofa statunitense Judith Butler nel suo Vite precarie: "Molti credono che il dolore ci riporti a una dimensione privata, ci confini nella solitudine e, in questo senso, sia depoliticizzante. Io credo invece che il dolore dia vita a un senso complesso di comunità politica”. Proprio in questo paradigma il film trova la sua forza. La storia di Zahra si dipana come un lamento sommesso, intrecciando i fili sottili del lutto e della sua elaborazione. Mentre Freshta, sorella della vittima, ci fa da guida nei lunghi viaggi verso Kabul, tra le pieghe di un paesaggio interiore ed esteriore. Fotogramma dopo fotogramma, il dolore personale si trasforma in resistenza silenziosa ed implacabile, una eco della lotta di un popolo intero contro l'ingiustizia e l'oblio.
Alla presenza dei registi
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Mother Vera
di Alys Tomlinson, Cécile Embleton, Gran Bretagna, 2024, 91'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Nel silenzio assordante di un monastero ortodosso in Bielorussia, una suora si affretta con passo deciso a raggiungere il luogo di preghiera. Celata dalle ampie pieghe della tunica nera, si inginocchia ed emette un sospiro profondo, dando inizio al racconto di un cammino inaspettato che, dell'espiazione di un passato oscuro, si trasforma in un affascinante viaggio alla ricerca della propria identità. Cécile Embleton e Alys Tomlinson seguono con discrezione l’avvincente evoluzione della protagonista, raccontando le attività che scandiscono la sua quotidianità e svelando gradualmente i lati più intimi e segreti della sua storia. Girato in un raffinatissimo bianco e nero, con una struttura formale rigorosa ed equilibrata, Mother Vera dipinge un ritratto femminile unico e sorprendente che esplora temi universali, a partire da un percorso di redenzione e di ricerca della libertà.
Alla presenza delle registe
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Dahomey
di Mati Diop, Benin, Francia, Senegal, 2024, 68'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Nel 2017, Emmanuel Macron annuncia che 26 sculture verranno restituiti dalla Francia al Benin (prima Regno di Dahomey, poi Repubblica di Dahomey, oggi Repubblica del Benin). L’avvenimento scatena un dibattito pubblico tra i giovani, che si interrogano sulla possibilità di una restituzione che non sia solo materiale: che cosa rimane di una cultura che è stata saccheggiata da un colonialismo predatore? Mati Diop, regista francese di origine senegalese, si è aggiudicata l’Orso d’Oro alla Berlinale 2024 con questo documentario vibrante, dove le statue prendono vita tra i corridoi in penombra del museo, mentre le immagini di un’agorà di giovani rimbalzano attraverso gli schermi dei telefonini in tutto il paese, giungendo fino a noi, in un montaggio che procede tra un colpo e un respiro, catalizzando gli spettatori nelle istanze che propone. Un film militante e lirico, dove la cultura si manifesta come afflato vitale che attraversa nel tempo oggetti e persone, per farne un corpo unico.
In collaborazione con The Recovery Plan
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Portuali
di Perla Sardella, Italia, 2024, 81'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico serale
Un gruppo di lavoratori del porto di Genova raccolti sotto la sigla autonoma C.A.L.P. (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali). Si riuniscono in assemblea per discutere sulle difficoltà nel rapportarsi con il sindacato, per denunciare il passaggio delle navi che trasportano armamenti ed esplosivi destinati ai teatri di guerra, per ragionare sulla necessità di fare rete e includere un approccio intersezionale nel loro agire politico. Portuali è un film che racconta il lavoro e il mondo sindacale dall’interno, così come le diverse declinazioni della militanza, ponendo le basi per una nuova narrazione della lotta di classe. La regista Perla Sardella costruisce il film intorno alla dimensione collettiva, utilizzando il linguaggio cinematografico al servizio dell’ascolto: i primi piani delle sequenze girate nelle assemblee, che rievocano certi momenti del cinema di Ken Loach, e l’utilizzo dell’archivio rimettono al centro il lavoro e il conflitto come primo motore di cambiamento nella Storia.
Alla presenza della regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Silence of Reason
di Kumjana Novakova, Macedonia del Nord, Bosnia ed Erzegovina, 2023, 63'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Silence of Reason è un atto radicale e femminista che trasforma ricerca e storia in atto politico. Il film riproduce il funzionamento della nostra memoria quando interviene un'esperienza traumatica, insistendo sul cortocircuito tra forma e contenuto che si crea quando il senso viene irreversibilmente distorto dall'orrore. Composto da testimonianze in prima persona, il contenuto del film è tratto dalle trascrizioni del processo delle Nazioni Unite del 2000 che condannò lo stupro di massa delle donne musulmane durante la guerra in Bosnia nei ‘campi di stupro’ di Foča. Il testo è sovrapposto a riprese video e fotografie d'archivio, prove forensi e reperti dell'accusa. Su queste immagini vediamo scolpito il testo delle testimonianze delle donne che subirono violenza. Le voci sono vivide, franche, senza censura, mentre le immagini dei VHS originali sono state alterate in modo che le modifiche risaltino sul materiale originale. Quelle voci sono un atto d'accusa totale e indelebile e, allo stesso tempo, costituiscono un atto di emancipazione.
Alla presenza della regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Terra Incognita
di Enrico Masi, Italia, Francia, 2024, 93'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Due esperienze utopiche si svolgono in parallelo: sulle Alpi italiane una famiglia di origini tedesche vive senza elettricità e senza contatti con la società; al di là della frontiera alpina, in Francia, è in costruzione un immenso impianto con l’obiettivo di produrre energia attraverso la fusione atomica. Enrico Masi porta a compimento il suo progetto più ambizioso, frutto di anni di ricerca sull’Antropocene: a partire dalla figura del naturalista Alexander von Humboldt – qui incarnato nella voce di una “narratrice cosmica” – si apre a un dialogo tra modelli di sviluppo contrapposti che riflette sulla condizione umana e sul rapporto con le risorse materiali. L’energia atomica e il suo carico simbolico si scontrano con una tensione opposta, il rifiuto dell’industrializzazione e la decrescita, immaginando un futuro possibile che passa anche dalla ricerca di una forma cinematografica nuova, di altissima raffinatezza, magmatica e inafferrabile, lirica e concreta allo stesso tempo.
Alla presenza del regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Panel – Documentario italiano: verso la finzione
con Alice Rohrwacher, Pietro Marcello
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Una conversazione dedicata alla transizione dal documentario alla finzione compiuta da un'intera generazione di film maker che, proprio a partire dal confronto con la realtà, ha contribuito a rinnovare la cinematografia del nostro paese negli ultimi due decenni. In dialogo, insieme a Gabriele Genuino (Rai Cinema), due figure di primissimo piano del panorama contemporaneo, capaci di raccontare le contraddizioni di un'Italia bella e perduta e le meraviglie di un paese ancora incerto tra il proprio passato contadino e il presente segnato da un'industrializzazione mai pienamente realizzata. Quale futuro per il cinema del reale italiano?
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Twst – Things We Said Today
di Andrei Ujică, Francia, Romania, 2024, 85'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico serale
E se l’attesa dei Beatles fosse l’essenza della Beatlemania più dei Beatles stessi? Parte da questo assunto Andrew Ujică in Things We Said Today, oggetto a metà strada tra documentario e finzione che ruota attorno ai Fab Four, pur essendo privo di loro canzoni. L’evento scatenante è l’approdo di Lennon e soci a New York nel 1965 per il concerto allo Shea Stadium: un alito di aria fresca su un mondo in transizione, dominato ancora dall’ottimismo e dalla capacità di sognare, a dispetto delle ferite aperte da cupe vicende recenti - in primis l’assassinio di Kennedy. Ujică rievoca quel momento manipolando fonti eterogenee, per ricostruire una narrazione fittizia, impressionista, una sorta di ghost story tesa a catturare più lo spirito del tempo che una performance, come fecero Kowalski di fronte al disfacimento dei Sex Pistols o Siodmak, Ulmer e Wilder nel racconto di una città in Menschen am Sonntag. Il titolo ha un acronimo, TWST, che suggerisce il twist in atto, in senso concreto – il ballo – e figurato – perché nulla sarà più come prima.
Alla presenza del regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Bogancloch
di Ben Rivers, Gran Bretagna, Germania, Islanda, 2024, 78'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Bogancloch è il nome della foresta che circonda l’abitazione di Jake Williams, un rifugio remoto nel cuore delle Highlands scozzesi. L’uomo, solitario mistico moderno, vive in accordo con i ritmi della natura e il ciclo delle stagioni. Le sue giornate sono scandite da accadimenti minimali, gesti reiterati che assumono ogni volta nuova consistenza. Il regista inglese ritrova l'eremita protagonista del corto This Is My Land (2006) e del lungo Two Years at Sea (2011) portando a un nuovo grado di intimità la relazione filmata e conducendo chi guarda a immaginare la vita interiore dell’uomo mentre sonnecchia all’ombra di un albero o scruta dalla finestra il paesaggio in lontananza. Con una narrazione obliqua, solo in parte documentaria, e il consueto approccio poetico e iper-realistico che caratterizza la cinematografia di Ben Rivers, prende forma un’ipotesi sognante di utopia terrestre in bianco e nero, con rari squarci di colore e brevi istanti musicali.
Alla presenza del regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
A Family
di Christine Angot, Francia, 2024, 82'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
La regista fa ritorno a Strasburgo dove incontrò suo padre per la prima volta all’età di 13 anni: fu l’inizio di una lunga storia di abusi sessuali. Ora è decisa a rompere un silenzio durato decenni per affrontare il rimosso e il non detto con familiari e compagni. La scrittrice Christine Angot passa dietro la macchina da presa per fare con il suo film quello che ha fatto da sempre con la propria narrativa: ribaltare in maniera radicale il concetto di vittima, spazzando via una volta per tutte l’aura di commiserazione e pietismo che accompagna l’offesa, mandando all’aria il sussiego borghese dietro cui si celano disprezzo e superiorità e ponendo chi guarda di fronte alla miseria di un eventuale attitudine giudicante. Un film sconvolgente e doloroso come pochi altri, un atto di coraggio profondo nel quale la determinazione non esclude il tremore e l’amore cerca protezione dai luoghi oscuri dell’anima. Un gesto di rivendicazione personale dal valore universale.
Alla presenza della regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Afternoons of Solitude
di Albert Serra, Spagna, Francia, Portogallo, 2024, 123'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Il cineasta catalano entra nell’arena per raccontare lo sfarzo e la brutalità della corrida in un documentario che ritrae il giovane e carismatico torero di origine peruviana Andrés Roca Rey. La vestizione, l’attesa, l’ansimo, lo scontro, l’animale trascinato sulla sabbia dorata in una scia di rosso, il silenzio che segue l’acclamazione, la svestizione che rivela le fasciature insanguinate. La solitudine del matador ma anche quella del toro e la morte che aleggia sovrana nel pomeriggio della corrida. Immersione ipnotica e sensoriale in uno degli spettacoli più atroci e violenti del nostro tempo, una monumentale rappresentazione della persistenza del primitivo nel presente, un rituale di violenza che contrappone la tecnica all’istinto, l’uomo all’animale. Una sfida – non ad armi pari – che oltre al glamour del brivido porta in primo piano una profonda dimensione di agonia e terrore: non quella del pubblico, mai inquadrato, ma quella del toro, che fin dalle prime immagini del film rivolge il proprio sguardo verso di noi.
Alla presenza del regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Save our Souls
di Jean-Baptiste Bonnet, Francia, 2024, 91'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico serale
Dal 2016 a oggi, quasi 40.000 persone sono state soccorse dall’Ocean Viking, la nave ambulanza noleggiata da SOS Méditerranée. Quando l’imbarcazione intercetta al largo della Libia un gommone stracolmo di migranti, vengono subito avviate le procedure per portare in salvo un centinaio tra uomini, donne e bambini. Da quel momento in poi si tratta di prendersi cura di loro e prepararli su ciò che li attende all’arrivo sulla terraferma. Jean-Baptiste Bonnet ha trascorso quasi due mesi sull’Ocean Viking per filmare la convivenza a bordo e le pratiche di assistenza, ma anche le questioni politiche e umane in gioco durante questo periodo di sospensione alle porte d’Europa, tra il salvataggio e lo sbarco a terra. Raccontato per mezzo di una drammaturgia accorata e lineare, seguendo l’ordine cronologico, il film è un lungo viaggio per mare fino all’attracco sulle coste italiane, al fianco dell’equipaggio e dei migranti che sperano in una nuova vita.
In collaborazione con SOS Mediterranee Italia, Scuola Normale Superiore
Alla presenza del regista
FRANCE ODEON 2024
Le royaume
di Julien Colonna,108′, v.o. sott. it.
INGRESSO: €8 intero, €7 ridotto
Corsica, 1995. Una prima estate da adolescente per Lesia (Ghjuvanna Benedetti), forse un primo amore da esplorare… ma l’irrompere di una moto la strappa via alla sua spensieratezza e la catapulta al cuore di una guerra tra bande rivali, strette attorno ad un unico uomo: suo padre Pierre-Paul (Saveriu Santucci). Non è così che aveva immaginato di trascorrere le vacanze; però, questa può rivelarsi un’occasione preziosa per l’osservatrice distaccata e al contempo coinvolta che è. Per carpire i segreti di un uomo misterioso e complesso, tanto padre amorevole e devoto quanto freddo stratega, e passare finalmente del tempo con lui.
Premio France Odeon – Sguardi Mediterranei 2024
Sarà offerto un aperitivo con prodotti della Corsica alle 13:00
FRANCE ODEON 2024
Mikado
di Baya Kasmi, 94′, v.o. sott. it. e eng.
INGRESSO: €8 intero, €7 ridotto
Mikado (Félix Moati) conduce, con sua moglie Laetitia (Vimala Pons) e i loro due figli, una vita su quattro ruote fuori da ogni schema e convenzione. Re di un piccolo mondo ‘fuori dal mondo’, può gestirne le regole come i pezzi del gioco di cui porta il nome, e insieme a Laetitia rivendica la gioiosa libertà della sua scelta. Ma cosa rende una vita davvero libera, e quali scelte sono davvero tali? D’improvviso, l’incontro con Vincent (Ramzy Bedia) insinua domande inopinate nella vita della famiglia, spingendo la figlia maggiore, Nuage (Patience Munchenbach), ad esplorare la sua identità oltre le colonne d’Ercole dei suoi genitori.
Sarà presente la regista
FRANCE ODEON 2024
Le déluge
di Gianluca Jodice, 101′, v.o. sott. it.
INGRESSO: €8 intero, €7 ridotto
Sappiamo ormai tutto su Luigi XVI e sua moglie Maria Antonietta. O forse no. Forse, dopo tanta storiografia, letteratura e pellicole illustri – da La Marsigliese di Jean Renoir a pellicole dal taglio più intimista come Addio mia regina di Benoît Jacquot -, è arrivato il momento di chiederci se ci sia una nuova prospettiva da adottare, un’angolazione inedita da cui vedere i protagonisti della caduta dell’antico regime. Alla sua seconda regia, Gianluca Jodice risponde portando sullo schermo i mesi finali degli ultimi re e regina di Francia – quella terra di mezzo in cui, nel 1792, al cuore della Rivoluzione, vennero incarcerati insieme ai loro due figlioletti nella Tour du Temple, lugubre fortezza parigina, in attesa di essere giustiziati. Pur mantenendo accuratezza filologica nella narrazione, lo sguardo dell’ambiziosa co-produzione italo-francese va dritto alla psicologia dei personaggi, che per la prima volta si ritrovano vulnerabili, di fronte al popolo ma soprattutto a se stessi. Tra vessazioni e rese dei conti pubbliche e private, tutte le maschere cadono; l’apocalisse, intesa qui letteralmente come svelamento, è multiforme, e mette a nudo le persone dietro le icone di un regime che tramonta insieme ad esse.
Sarà presente il regista
FRANCE ODEON 2024
Conversazione
INGRESSO: €8 intero, €7 ridotto (in combinazione con il film successivo)
Vincent Lindon, Coppa Volpi a Venezia 81, incontra il pubblico
FRANCE ODEON 2024
Jouer avec le fue
di Delphine e Muriel Coulin, 120′, v.o. sott. it.
INGRESSO: €8 intero, €7 ridotto (in combinazione con l'evento precedente)
La vita non è stata clemente con Pierre (Vincent Lindon). Meccanico delle ferrovie e convinto sindacalista rimasto presto vedovo, abbandona la passione attiva per i diritti sociali (ma mai i suoi valori) per dedicarsi esclusivamente al lavoro e ai suoi figli. Padre solido e amorevole, costruisce con Louis (Stefan Crepon) e Félix (Benjamin Voisin), detto Fus, un nucleo affettivo tenero e basato su una sorta di “tutti per uno, uno per tutti”, sempre e comunque. Ma qualcosa sta per mettere a dura prova questo legame che sembra indissolubile. Un vortice di efferatezza e radicalizzazione ideologica trasformerà le vite di tutti.
Coppa Volpi a Vincent Lindon, saranno presenti il cast e il produttore Oliver Delbosc
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Qui è altrove
di Gianfranco Pannone, Italia, 2024, 70'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
La Compagnia della Fortezza, fondata dal regista Armando Punzo, unisce i detenuti-attori che, ogni estate, presentano al pubblico il loro lavoro di ricerca artistica portato avanti nel carcere di Volterra, in Toscana. Da questa esperienza, nel 2018, è nato un progetto che riunisce quindici compagnie teatrali che operano in altrettanti penitenziari italiani.
Nell’estate del 2023, il regista Gianfranco Pannone segue con la sua troupe il lavoro di Punzo e i suoi attori fino allo spettacolo di debutto. Contemporaneamente, filma gli incontri durante le masterclass curate da registi provenienti dalle varie esperienze di teatro-carcere attive in Italia. Attraverso il teatro, Qui è altrove prova a mettere in discussione il tabù del carcere. Con un’osservazione controllata, il regista dà vita ad un lavoro che ricostruisce un’esperienza collettiva e dinamica, in cui l’arte e la rappresentazione scenica diventano strumento per immaginare un’utopia possibile.
Alla presenza del regista e di Armando Punzo
65° FESTIVAL DEI POPOLI
A New Kind of Wilderness
di Silje Evensmo Jacobsen, Norvegia, 2024, 84'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Maria e Nik hanno lasciato la città e si sono trasferiti con i loro figli nelle terre selvagge della foresta norvegese per vivere in armonia con la natura. Qui hanno allevato animali e coltivato campi, provvedendo autonomamente al proprio sostentamento. Quando a Maria viene diagnosticato un cancro, le loro speranze di continuare a vivere una vita al di fuori delle convenzioni crollano, costringendoli a reintegrarsi nella società. Filmati d’archivio e immagini di straordinaria potenza visiva compongono il ritratto intimo di una famiglia alle prese con la dolorosa accettazione di una perdita. Silje Evensmo Jacobsen segue i suoi personaggi con sottile sensibilità, svelandone gradualmente i lati più vulnerabili e la sbalorditiva capacità di resilienza. Il risultato è un film lirico che tocca le corde più profonde dell’animo umano, raccontando un percorso fuori dagli schemi di incantevole umanità.
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Fiore Mio
di Paolo Cognetti, Italia, Belgio, 2024, 80'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico serale
Paolo Cognetti e la sua montagna, il Monte Rosa. Una camminata ad alta quota che parla di natura, ghiacciai a rischio, solitudini e relazioni, come quella tra il protagonista e l’amico di una vita Remigio, nato e cresciuto in val d’Ayas, di cui conosce ogni luogo e custodisce la memoria; o Arturo Squinobal e sua figlia Marta, che ha trasformato l’Orestes Huette nel primo e unico rifugio vegano delle Alpi. Oppure Sete, sherpa d’alta quota che si divide tra Italia e Nepal; Corinne e Mia, donne dei rifugi che accolgono i viandanti con scrupolo familiare. E infine il cane Laki, inseparabile compagno di tante avventure. Impreziosito dalla pregevole fotografia di Ruben Impens (Le otto montagne) e dal lavoro sul sonoro di Paolo Benvenuti, un film che parla anche di trasformazioni, flussi, cambiamenti, scelte. Nel tempo le vite prendono direzioni impreviste ma mutano anche i luoghi e i paesaggi perché, in montagna, così come nel profondo del cuore umano, niente è veramente statico: tutto pulsa dietro l’apparente immobilità.
Alla presenza del regista e di Vasco Brondi
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Cose che accadono sulla terra
di Michele Cinque, Italia, Germania, 2024, 83'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Compatto e lirico, dall'apparato estetico poetico e coerente, Cose che accadono sulla Terra è un western dal tono fiabesco, in cui una famiglia di cowboys fautori dell’allevamento etico prova a resistere agli attacchi predatori dei lupi e alle difficoltà finanziarie, impegnandosi a contrastare la desertificazione e gli effetti del cambiamento climatico. Un film sul lavoro che ruota attorno a una fiducia umanistica nella capacità di rialzarsi, nonostante difficoltà che appaiono insormontabili. Un western dalle atmosfere rarefatte con una colonna sonora di grande impatto, ambientato tra i monti della Tolfa, in Lazio, dove una vasta area incontaminata ospita migliaia di bovini ed equini allo stato brado e l’allevamento segue i ritmi della natura. Un film prezioso e necessario che si interroga sulla capacità dell'essere umano di convivere con le forze della natura.
Alla presenza del regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
The Flats
di Alessandra Celesia, Irlanda, Francia, Belgio, Gran Bretagna, 2024, 114'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Belfast, New Lodge. Nel suo appartamento in un quartiere cattolico e working class, Joe rievoca i traumi di gioventù vissuti durante gli anni ‘80, segnati dal conflitto nordirlandese. Insieme a lui, Jolene, Sean, Angie, che condividono questo processo collettivo di rivisitazione delle storie di violenza che hanno plasmato le loro vite. A poco più di dieci anni da Il libraio di Belfast, Alessandra Celesia fa ritorno nella capitale dell’Irlanda del Nord per dare vita a un film che rielabora e rimette in scena i traumi di una comunità segnata dai cosiddetti “Troubles”. Alla stregua di una seduta collettiva di psicoterapia, The Flats è un film che si mette in ascolto per stare vicino ai corpi dei suoi protagonisti, modellando una dimensione temporale autonoma alimentata dalla compresenza di presente e passato attraverso il reenactement, l’utilizzo di archivi e, soprattutto, il protagonismo di uno spazio urbano di cui la regista svela le frontiere visibili e invisibili.
Alla presenza della regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
Real
di Adele Tulli, Italia, Francia, 2024, 83'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico pomeridiano
Dopo il bellissimo Normal, Adele Tulli torna a mostrare forme di ritualità collettiva contemporanea, con un lavoro che supera ogni logica binaria nel rapporto tra digitale e realtà. Senza pregiudizi e con profonda curiosità, la regista esplora la linea d’ombra, paradossale e contraddittoria, dove corpo e macchina si incontrano, territori dove si sperimentano nuove relazioni eccitanti, talvolta pericolose. Nella realtà pienamente inverata del modo digitale esistono molte forme di intimità e la connessione è desiderio e vibrazione. Desiderio di un incontro dal vivo per una coppia queer, per la quale il contatto fisico è solo un elemento in più in una relazione già pienamente realizzata. Vibrazione tra una camgirl e il suo pubblico, con il quale condivisione ed eccitazione si intrecciano in un flusso voyeuristico che pare rendere meno intense, per qualche attimo, le reciproche solitudini. In tutto questo il corpo, raddoppiato, titillato, reso soggetto o oggetto di consumo, rimane centrale, impossibile da superare, orizzonte di desiderio del rapporto uomo e macchina.
Alla presenza della regista
65° FESTIVAL DEI POPOLI
To Gaza
di Catherine Libert, Fred Piet, Hana Al Bayaty, Francia, 2024, 102'
INGRESSO: €8 intero, €6 ridotto - unico serale
A un mese dall’anniversario del 7 ottobre, giorno che ha cambiato in modo sconvolgente la situazione in Medio Oriente e a partire dal quale si è innescata una spirale di violenza che oggi pare difficile fermare, decidiamo di mostrare un film che è un documento straziante della guerra in corso nella striscia di Gaza. Girato da abitanti stessi di Gaza con i propri telefoni, in un atto di giornalismo cittadino, fondamentale in una circostanza in cui la copertura giornalistica ufficiale non riesce a stare dietro agli eventi, racconta la guerra, dall'attacco israeliano, mostrando la violenza sconcertante in corso e la resilienza degli sfollati. Narrato dalle poesie di Refaat Alareer, poeta morto a Gaza sotto le bombe della Tsahal il 7 dicembre, questa cronaca di guerra quotidiana descrive la distruzione, la sofferenza e la sopravvivenza nei campi profughi da Gaza City a Rafah. Uomini, donne e bambini che hanno rischiato la vita ogni giorno affinché queste immagini potessero giungere fino a noi e che la regista ha seguito per mesi, alcuni dei quali non ci sono più. Immagini che, con la loro violenza profonda e perturbante, sono come una scossa e richiedono con forza alla nostra coscienza di non chiudere gli occhi davanti a ciò che sta accadendo, nel presente e nel futuro.
In collaborazione con Amnesty International Italia e Medici senza Frontiere
Alla presenza dei registi